sabato 12 marzo 2011

L'altra faccia del lago di Viverone

Un grande lago di circa 200 km quadrati  copriva il bacino morenico eporediese che va dall’imbocco della Valle d’Aosta alle colline di Mazzè e Caluso e dalla Serra ai rilievi di Scarmagno e S.Martino.
Una penisola, quella di Masino, e poi insenature, isolette, spiagge sabbiose e un clima mite che permetteva la crescita ai suoi bordi di piante tipicamente mediterranee.
Questo doveva essere il grande lago post glaciale che copriva l’intero eporediese e che generazioni di geologi hanno  descritto. Questo lago sarebbe potuto giungere sino alla nostra epoca, se in un tempo remoto e imprecisato l’enorme massa d’acqua alimentata dalla Dora non si fosse aperta un varco fra le soffici colline di Mazzè. Defluendo a valle, il lago lasciò una pianura paludosa che il tempo e l’uomo renderanno fertile.
Il grande lago di Ivrea, il lago materno nel grembo del quale si sviluppò la civiltà eporediese, entrò a far parte della mitologia  canavesana e affascinò anche gli antichi.
Pietro Azario, cronista trecentesco, nel raccontare le guerre che insanguinarono il Canavese tra il 1339 e il 1362, inizia proprio con una descrizione corografica del Canavese partendo dal grande lago post-glaciale.
L’Azario arriva ad affermare che ai sui tempi (‘300) nella contea di Masino si potevano ancora ammirare dei murali in pietra  con infissi grandi anelli di ferro dove si attraccavano le barche   e simili reperti si potevano trovare anche sulle colline meridionali della Serra nei dintorni di Viverone.
Ma se è alquanto improbabile che i resti descritti dall’Azario siano stati approdi utilizzati dalle popolazioni  preistoriche locali è sicura invece l’origine glaciale del lago ,formato , come quello di Candia ,  dall’enorme pressione del ghiacciaio che copriva la valle di Aosta e che in quel punto creò una depressione.
Recenti ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che sulle sue sponde si svilupparono villaggi palafitticoli e sin dall’epoca romana esso era conosciuto dalle innumerevoli genti che transitavano nei suoi pressi,  sulla strada consolare che dal Vercellese conduceva alle  Gallie.
Non essendo però abbastanza grande da far si che attorno ad esso si sviluppasse una civiltà lacustre, le popolazioni del luogo rimasero sempre saldamente ancorate alla terra,  dedicandosi alle coltivazioni e alla pastorizia.
I borghi si svilupparono ad una certa distanza da esso come per sfuggirne i malefici influssi.
Nella nostra civiltà contadina il lago ha sempre generato timori e paure. Al pari delle grandi montagne lo si voleva abitato da mostri e da sconosciute forze della natura
Numerose leggende tramandateci,  rivelano il contraddittorio rapporto delle genti con il lago: esso fornisce pesci e selvaggina, ma richiede anche coraggio ad affrontarlo, in quanto gli influssi maligni, con vortici e mulinelli sono  sempre pronti  ad esigere sacrifici umani.


Durante il medioevo si svilupparono i  numerosi borghi posti sull’asse viario che collega il Canavese con il Vercellese e quindi la pianura.
Il lago di Viverone come ora comunemente è chiamato ,sino  ad inizio secolo era denominato lago di Azeglio, ma l’ulteriore sviluppo della viabilità  ha privilegiato Viverone che ha cominciato ad espandersi verso il lago, scoprendo la sua vocazione turistica e divenendo di fatto  il paese più noto e prossimo al lago.


Ai nostri giorni, alberghi, porticcioli, bar, luoghi di ritrovo hanno occupato quasi tutta la sponda che va da Anzasco alla Masseria.
Soprattutto nelle domeniche estive, il lungo lago è invaso dalla folla  dei turisti domenicali e anche se quest’anno la stagione sembra avviarsi a fatica, il traffico di imbarcazioni sul lago e di automezzi  sulla strade raggiungerà il limite dal collasso.
Il turista occasionale che capita per la prima volta in questa località così intensamente freguentata, potrà anche  apprezzarne la gioiosa atmosfera  di festa paesana, ma sicuramente non coglierà gli aspetti più autentici e naturali di questo lago canavesano.
Infatti, il lago di Viverone, presenta aspetti naturalistici di tutto rispetto che convivono in un precario equilibrio con la trasformazione degli ambienti naturali delle sue sponde a fini turistici.
Fortunatamente, però, vi sono ancora zone del lago praticamente integre, come la sponda occidentale in territorio di Azeglio, ed è encomiabile che questo comune abbia  scelto di vietare la navigazione a motore entro la sua zona di pertinenza.
Sempre nel territorio di Azeglio si trova  un’ampia zona umida con laghetti ,canali, paludi e la roggia Fola che funge da emissario del lago.
Questa roggia  presenta una curiosità: quando piove intensamente inverte il suo corso e scarica nel lago e probabilmente il suo nome, che in dialetto significa “matta”, deriva da questa stranezza.
Il suo tratto iniziale, percorribile con una canoa o piccola barca a remi, si addentra nel bosco  e costituisce  una piacevole escursione naturalistica.
In questa parte occidentale,  più che altrove, si trova  la grande varietà di uccelli che popolano il lago. Tra le specie che qui nidificano, troviamo il Germano reale, lo Svasso maggiore, il Cannareccione, Folaghe, Gallinelle d’acqua .
In inverno poi, grazie alla prerogativa che il lago  di Viverone è uno dei pochi  del Piemonte che non gela, arrivano dal Nord Europa per svernare, molte specie di uccelli,  tra i quali il Cormorano, che ha incrementato la sua presenza negli ultimi anni e uccelli rari da queste parti, come il Tarabuso e la Pesciaiola.
Inoltre,  nei periodi di passo, vari anatidi vi sostano durante le lunghe migrazioni.
Ad  Azeglio opera l’Associazione Azegliese  per la Tutela Ambientale animata  da Ilario Manfredo, che  dal 1980 con metodicità raccoglie i dati relativi alle presenze di specie ornitiche al  lago di Viverone, compiendo durante il tempo libero numerose uscite sul campo.



Ilario, che ci ha fornito una preziosa collaborazione, nel  corso delle sue ricerche ha  rilevato che quest’anno, per la prima volta, hanno nidificato nella zona tre coppie di Airone rosso.
Gli uccelli e le specie animali sono il grande patrimonio dell’ambiente lacustre, ma anche nelle sue acque il lago conserva il suo “tesoro ittico”. Oltre a Scardole, Lucci, Persici, Carpe ., si trova il Coregone, pesce della famiglia dei Salmonidi, ricercato per le sue carni prelibate.
Il Coregone è un  pesce dalle dimensioni  delle trote e vive nelle acque  fresche dei fondali .  Nutrendosi di plancton  non abbocca all’amo, quindi viene pescato con le reti posate alla sera dai pescatori e ritirate di buonora il giorno successivo.
Presente in misura notevole nel passato, da molti anni è in continua diminuzione.
Per invertire questa tendenza un gruppo di amici pescatori di Azeglio, tra i quali i Sig.ri Elso Benedetto, Angelo Pattono, Carlo Tirassa e Mario Coppo, hanno intrapreso con l’aiuto della Regione un’iniziativa atta a favorire la riproduzione di questa specie ittica.
Tutto avviene in modo molto naturale: nel periodo della sfrecola che va all’incirca da metà dicembre a metà gennaio, i pescatori catturano il pesce che viene immediatamente “spremuto”delle uova se femmina o del seme se maschio.
Successivamente, avviene la fecondazione, ottenuta cospargendo le uova, poste in un recipiente apposito, con il seme del maschio.
Le uova così trattate resteranno per circa 60 giorni in un riciclo d'acqua, trascorsi i quali schiuderanno gli avannotti che saranno immessi nel lago  dopo circa una settimana.
Con questa iniziativa si spera di incrementare  la presenza del Coregone nel lago, rendendone compatibile la  pesca.

Tutte le specie animali, vegetali e ittiche hanno bisogno per sopravvivere e riprodursi di un habitat il più incontaminato possibile, qualche volta anche dell’aiuto dell’uomo, come nel caso dei Coregoni del lago di Viverone, ma ciò si deve sempre svolgere nel rispetto delle regole della natura.
La situazione ecologica del lago è migliore di altri bacini piemontesi, ma il suo precario equilibrio non tollererebbe ulteriori sottrazioni di territorio all’ambiente naturale.
La salvaguardia della sponda occidentale è, quindi,  di vitale importanza e tutti dobbiamo sentirci coinvolti, in primo luogo le autorità e gli amministratori, ma anche i turisti e soprattutto,  i fruitori del lago, con il rispetto dell’area in cui vige il divieto di navigazione a motore.

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